IMPIANTO ELETTRICO: Il sistema nervoso di Re Gino!

21.08.2017

L'impianto elettrico in un autoveicolo è uno dei sistemi fondamentali. E' la parte che consente a tutti i dispositivi di funzionare. I vecchi autobus hanno un impianto elettrico molto simile alle contemporanee vetture, logicamente adattato alla grandezza del mezzo. La parte di impianto elettrico che fornisce corrente ai fanali, indicatori direzione, dinamo, batterie, ecc. è praticamente quasi identico. Ma un autobus ha molto di più di questo. Ha un ambiente viaggiatori che va illuminato, ha segnalazioni esterne in più (ad esempio la veletta portanumero/destinazione e le luci di ingombro sul tetto..) ha le porte di salita e discesa dei passeggeri che necessitano di collegamenti per funzionare. Anche la prenotazione delle fermate funziona elettricamente. Ed uno snodato come questo ha anche dispositivi di "sicurezza" come ad esempio la segnalazione ottica-acustica dell'eccessivo angolo di sterzo tra motrice e rimorchio. Sono tutti dispositivi che complicano notevolmente il numero di cavi e collegamenti che corrono da un lato all'altro del CV10. 

L'arrivo dei ravers, ha purtroppo procurato gravi danni all'impianto elettrico del bus: è stato tagliato, sfilato e bruciato per recuperare il rame. E' toccato a me ricostruirlo. Fortunatamente in questa condizione "gioco in casa" perchè il mio mestiere è proprio l'elettricista con specializzazione in automazioni. Quindi con mazzette di cavi che corrono ovunque ho abbastanza familiarità.

Il lavoro di ripristino è stato comuque tutt'altro che semplice. Non dispongo ancora adesso di uno schema elettrico che mi indichi precisamente quali erano i vari collegamenti di ciascun filo dell'impianto. Mi sono basato sulla "media" dei disegni elettrici di camion ed autobus costruiti all'epoca prendendo un po' qua ed un po' là alcuni spunti per risalire al sistema originario del Re. Naturalmente tirando ad indovinare le probabilità di indovinare ci sono, ma non possono essere così tante da avere il panorama totale del sistema necessario al CV10. Ho dovuto quindi seguire ciascun filo dei pochi rimasti e grazie ai "collarini" di ciascuno di essi sono finalmente riuscito ad avere l'intero sviluppo dell'impianto elettrico. Re Gino, come tutti i mezzi nati da fabbricanti che costruivano anche i telai e le scocche non usa il sistema elettrico della fabbrica costruttrice delle parti meccaniche (Fiat in questo caso). La Fiat forniva telai completi già assemblati e dotati dell'impianto elettrico di base a conduttori elettrici colorati. Ogni colore aveva una specifica funzione. La Viberti che da Fiat (ed altri costruttori) comprava spesso solo le parti meccaniche prive di telai, costruiva da sè gli impianti elettrici. E non utilizzava i fili colorati, ma conduttori tutti neri. L'identificazione e funzione di ciascun cavo era affidata a dei collarini di alluminio con stampigliato sopra un numero e/o una lettera. O una combinazione di numero e lettera. Il cavo aveva un collarino dal punto in cui partiva ed uno nel punto in cui finiva. Tranciando i cavi con le cesoie i vandali hanno lasciato i monconi con i collarini al loro posto. Quindi dove non sono stati strappati di forza era ancora presente "l'identità" di ogni cavo. Un bell'aiuto per ricostruire tutto da zero.

Ho diviso il lavoro in due step: 

- il primo riguarda il circuito di "potenza" del bus che parte dalle  due batterie a 12 Volt 180Ah (per un totale di 24 volt) e va al sistema di avviamento composto dalla "scatolina magica" (dal post su Rust Boys in FB), cioè il relè elettromagnetico e va al motorino di avviamento che ha il compito di mettere in rotazione il motore per avviarlo. Il tutto è coadiuvato da un circuito che arriva fino al cruscotto strumenti dove c'è un pulsante che fornisce l'impulso al motorino ed al relè. Per fare l'avviamento. In questo impianto i cavi sono di sezione molto grossa, piuttosto rigidi e difficili da infilare nelle tubazioni saldate al telaio che fungono da canalizzazioni porta-impianto. Questa operazione era indispensabile per riavviare il motore. Per metterlo in moto fino ad adesso ho sempre richiesto l'ausilio del trattore dell'amico Fabrizio che agganciando il Re con la catena lo tirava a marcia inserita finchè il motore si avviava. I motori diesel di un tempo non avevano bisogno di impianto elettrico per funzionare. Erano totalmente meccanici. Ricostruire il sistema di avviamento mi ha permesso di poter accendere il motore in autonomia. E fare tutte le prove di funzionamento sul motore.

Il secondo step è invece quello che ha restituito la funzionalità ad ogni altra parte del bus. Cioè luci, direzione, porte, illuminazione interna, strumentazione, ventole, sicurezze, ecc.. Fin da subito era mia intenzione rendere l'autobus funzionante in modo da poterlo spostare  anche in strada nel caso ce ne fosse stata necessità. Avere tutte le segnalazioni in ordine è fondamentale per la guida.


Il clima cominciava ad essere freddo e stare ore seduto in terra sotto il bus non è stato per niente piacevole.

Ma poter premere il pulsante di avviamento e sentire i "sei pistoni grossi come bottiglioni" prendere vita mi ha ripagato di tutti i geloni patiti agli arti inferiori!


LA "SCATOLINA MAGICA"!

Sul gruppo Rust Boys ci fu un post che destò particolare interesse e curiosità. Si trattava del relè di avviamento che io avevo definito la "scatolina magica". E' questo componente che fa la "magia" di inviare tutta la corrente delle batterie al motorino di avviamento. E' un particolare poco noto, perchè nei moderni autoveicoli è integrato nel motorino di avviamento. Su quelli più vetusti come Re Gino è separato e fissato in un angolo del telaio. Ha un guscio tutto di alluminio a tenuta stagna ed al suo interno c'è un avvolgimento elettrico che produce un campo magnetico che attrae un nucleo di metallo. Al quale è collegata un piastrina di rame che quando si sposta va a toccare i due poli del contatto del relè. Ad uno c'è collegata la batteria, all'altro il motorino di avviamento. La piastrina quando si appoggia fa da "ponte" ai due contatti permettendo alla corrente di defluire dalle batterie verso il motorino di avviamento. Mettendolo in rotazione ed avviando il motore diesel di 10676cc.

POTENZA, CONTROLLO, INTERFACCIA

POTENZA

Dalle batterie parte tutta la corrente necessaria a per l'avviamento del motore del CV10. Sono batterie da 12 volt, collegate in serie per ottenere una tensione di 24 volt. Pesano circa 40kg l'una e sono piuttosto voluminose.


CONTROLLO

Attraverso l'insieme di cavi elettrici le volontà dell'autista vengono inviate a ciascun singolo dispositivo elettrico dell'autobus. Ad ogni azione su un comando, tipo interruttori, pulsanti, manopole, parte un "comando" elettrico che viaggia nei cavi e permette di ottenere un azione dal dispositivo interessato. In foto si vede la derivazione elettrica sotto la strumentazione. Di difficoltoso accesso in quanto si trova dietro ai pedali frizione, acceleratore e freno. Nel CV10 ci sono circa una decina di queste morsettiere.

INTERFACCIA

Attraverso il pannello strumenti del cruscotto l'autista ha la possibilità di tenere sotto controllo ogni parametro di funzionamento del veicolo. E' grazie all'elettricità che questo è possibile. Ogni dispositivo preposto ad inviare segnali fornisce un impulso elettrico che viene trasformati dagli strumenti in un informazione visiva. Una lancetta che si muove o una spia che si accende sono un imput di buono o cattivo funzionamento di qualche apparato. Sulla sinistra in foto i comandi meccanici di acceleratore e freno motore. Sulla destra il gruppo spie in cui sono raccolte diverse segnalazioni: Luci, Indicatori Direzione, Sbrinatore parabrezza, Insufficiente aria nel circuito freni, Prenotazione Fermata, Riscaldamento interno e Insufficiente ricarica della Dinamo. Alla sinistra del gruppo spie il pulsante per l'avviamento del motore. Subito sotto il nottolino di avviamento in cui infilare la "Chiave del RE"!